mercoledì 1 luglio 2020

Tre teste non parlanti


Nel 1996 Jerry Harrison, Tina Weymouth e Chris Frantz - rispettivamente chitarrista/tastierista, bassista e batterista dei defunti Talking Heads - decisero di riunire la band nonostante il rifiuto di David Byrne, riproponendosi sul mercato col nome di The Heads (l'ex compagno di band li citò in giudizio ma, alla fine, venne trovato un accordo extragiudiziale: potere della pecunia...). Uscì un solo disco, oggi ristampato a medio prezzo e senza bonus tracks dalla Music On CD, evocativo già a partire dalla copertina che richiamava nella grafica e nei colori quella di "True Stories", disco uscito dieci anni prima ma gioco forza diverso nei contenuti e non agli stessi livelli del vecchio gruppo. L'assenza di Byrne pesa non poco ma i tre superstiti vi ovviarono invitando a collaborare uno stuolo di cantanti ospiti il cui profilo rende bene l'idea della reputazione di cui ha sempre goduto la band newyorkese: parteciparono al progetto (contribuendovi in parte anche ai testi) altri veterani del CBGB come Richard Hell (Television, Heartbreakers, Voidoids) e Debbie Harry (Blondie), nonché illustri colleghi non solo statunitensi come Michael Hutchence (INXS), Maria McKee (Lone Justice), Gordon Gano (Violent Femmes), Andy Partridge (XTC), Johnette Napolitano (Concrete Blonde), Shaun Ryder (Happy Mondays) e Gavin Friday (Virgin Prunes). Il risultato, cui contribuiscono anche il chitarrista Blast Murray, il percussionista Abdou M'Boup e - in un brano a testa - il giamaicano Sly Dunbar e il flautista/sassofonista Lenny Pickett - è giocoforza altalenante, con qualche bel guizzo creativo come "Papersnow" e "Don't Take My Kindness For Weakness", quest'ultima pubblicata anche come singolo.



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