La verità sulla morte di Michael Jackson - almeno quella di carattere processuale - è finalmente arrivata e, dopo circa due anni di inchiesta, una ventina di giorni di processo e quasi 10 ore di deliberazione, la giuria ha emesso il verdetto, stabilendo che Conrad Murray, il medico della popstar, è colpevole di omicidio colposo involontario. Secondo la giuria, sarebbe stato quindi Murray ad iniettare la dose letale di Propofol, anche se pare dietro richiesta dello stesso Michael Jackson che in quei giorni - impegnato nelle prove delle 50 date del "This Is It Tour" - non riuscisse a dormire. "Non posso farcela se non dormo" avrebbe detto il Re del Pop al medico, che quindi, secondo la giuria che ha accolto in maniera unanime le tesi dell'accusa, avrebbe iniettato la dose di anestetico, che ora rischia fino a 4 anni di carcere, anche se negli States sono in tanti ad ipotizzare che il medico "rimarrà dietro le sbarre massimo per un anno". L'entità della pena sarà stabilita nell'udienza udienza fissata per il prossimo 29 novembre. "Giustizia è fatta, Michael è con noi", avrebbe detto dopo la sentenza il fratello di Jackson, Jermaine, mentre migliaia di fans hanno esultato per il verdetto al grido di "Thank you judge".
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