Una risata vi seppellirà... ma anche un sorriso può produrre un bell'effetto. Mai come in situazioni di crisi è importante mantenere un po' di buonumore, per combattere l'angoscia. Un'iniziativa che nasce contestualmente al dilagare del Coronavirus, in risposta alla recentissima interdizione alla circolazione nelle “zone rosse” che, inevitabilmente, ha colpito anche il settore dello spettacolo, sospendendo ogni tipologia d'offerta che non consentano di mantenere una distanza di sicurezza di almeno un metro tra gli spettatori. Per ora assistiamo, fino al 3 aprile, ad annullamenti e posticipi di concerti e manifestazioni, con una grave ripercussione nel settore dei lavoratori professionisti dello spettacolo.
In questi giorni sul web stanno spopolando video “home made” eseguiti entro gli spazi di casa. Così A-Z Press, per rendere meno acute e angoscianti le paure dilaganti, ha pensato di lanciare ai musicisti un'inedita sfida social: lo #slippersmusicchallenge, un video in cui i musicisti suonano i loro brani preferiti, in casa e rigorosamente in ciabatte o pantofole. Un modo simpatico per porre l’attenzione sulla drammatica situazione che ha messo in ginocchio tutti i lavoratori dello spettacolo, della cultura e della creatività. Registra un video in casa, rigorosamente in ciabatte, mentre suoni e canti uno dei tuoi brani preferiti; Quando lo posti sui social inserisci l’hashtag #slippersmusicchallenge e aggiungi in descrizione questo link: https://tinyurl.com/u9v5lff
Lo scopo è a sostegno di un’importante causa, per la quale la Fondazione Centro Studi Doc ha lanciato su change.org un appello - leggilo qui - per il sostegno urgente ai lavoratori dello spettacolo che, ad oggi, ha raccolto oltre 30.000 firme.
letta la petizione dove ovviamente sono emessi molti altri articoli che riguardano ad esempio altri lavoratori dello spettacolo, non solo musicisti, ad esempio gli autori televisivi, i produttori esecutivi, gli operatori culturali o gli organizzatori o i registi o i montatori che lavorano come liberi professionisti , il più delle volte "a chiamata" e quindi senza contratto. Tutto questo è dimenticato nella petizione, per cui o queste cose si fanno bene o si fanno alla cazzo, e farle alla cazzo è peggio che non farle. Quindi più che infilare le ciabatte, meglio aprire qualche libro sulle normative del lavoro e soprattutto sulle NON normative contrattuali in uso in questo ignorante Paese e mettersi a studiare e imparare a fare le giuste rivendicazioni e lotte. Altro che ciabatte.....qui ci vogliono scarpe appuntite..
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