martedì 11 marzo 2025

Ciao Giò



Il giornalismo è spesso una brutta bestia, fatta di verità nascoste e di clamorose menzogne date in pasto agli ignari lettori. Sulla recentissima scomparsa dell'amico Giovanni, figlio di Gino Paoli, alcune sedicenti testate si affrettano ora a sottolinearne l'ultimo incarico come direttore di un magazine legato ad un noto personaggio del vippismo italiota più becero, quasi dimenticando tutto il resto.

Che il vento vi spazzi via, miserabili figuri

Leggo con disgusto che la su aultima redazione si spertica ora a ricordarlo con parole di enfatico elogio, attraverso vomitevoli pseudo-epitaffi di circostanza. Peccato che io so cosa veniva detto dietro le sue spalle. Poco male, l'oblio sa bene come far dissolvere l'infinita pochezza di questi miserabili figuri.

Davvero una persona buona

Con Giò ci eravamo sentiti di recente e lui, come al solito, era stato molto carino e gentile (anche con mia moglie), scusandosi per qualche scaramuccia pregressa fra noi che, comunque, non aveva mai minato la nostra amicizia.

L'importanza della risata

Porterò con me le lunghe discussioni musicali e soprattutto le risate, che sono di gran lunga la cosa più importante. Ci prendiamo troppo troppo sul serio noi umani, insignificanti cacchette di mosca nell'universo: se l’uomo delle caverne avesse saputo ridere - lo sosteneva Oscar Wilde, mica un Varani qualunque - la Storia avrebbe seguito un altro corso.

Il gabbiano

In questa foto eravamo in prima fila alla presentazione del libro di Gino, l'anno scorso al Teatro Strehler, tra di noi Ricky Gianco. Successivamente mi aveva portato in camerino da suo padre, col quale avevamo discusso di poesia, in particolare di un poeta genovese, Edoardo Firpo:

Poesse fâ comme l'öchin

pe ogni onda che arriva

arsame sempre un pittin

Tu ci sei riuscito Giovanni, sei lassù, da qualche parte nell'altissimo, finalmente libero di ridere, anche di noi.

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