Smettiamola con i concerti, torniamo radicali! E' questo il messaggio lanciato dalla guru no-global Naomi Klein - già autrice del best-seller "No Logo" - durante la presentazione inglese del suo nuovo lavoro "Shock economy - L’ascesa del capitalismo dei disastri". E' un libro che attacca il mito dell’economia di mercato, che è ben lungi dal produrre benessere diffuso. Con la cosiddetta "dottrina dello shock", il capitalismo sfrutta disastri e traumi collettivi - spesso creandoli - per imporre misure economiche impopolari e ridurre i margini di libertà. Klein ha prodotto anche un video sull'argomento, mentre l'introduzione di "Shock economy" è disponibile sul sito di Rizzoli. Ma con chi ce l'ha, la Pasionaria canadese (vedi qui una sua intervista), quando si scaglia contro concerti rock e affini? Con le star che trasferiscono la carica eversiva dei movimenti dalle piazze agli stadi. Per farla breve, con Bono e Bob Geldof, le due rockstar molto poco ribelli che passano da un Live Aid a una colazione con Laura Bush nel segno del "think positive". Secondo la Klein, "la bonizzazione della protesta" elimina il sacro furore volto al cambiamento del mondo: "E' un modello di protesta rock, da stadio: ci sono i personaggi famosi e poi ci sono gli spettatori che agitano i braccialetti. E' meno pericoloso ed è meno efficace". Insomma, le opere di bene delle due ecumeniche rockstar le ammosciano il "movimento". Il movimento, appunto, quello che nacque a Seattle e che dopo anni di presenza antagonista a tutti i summit dei "potenti" mondiali, è finito un po' sottotraccia. Perché? Forse per le proprie contraddizioni interne, ma Naomi preferisce mettere l'accento sull'"imborghesimento dello spazio di protesta operato dai vari Bono e Geldof". Così anche Internet - strumento per eccellenza della comunicazione nel nuovo millennio - si è trasformata in un luogo rassicurante per gli ex rivoluzionari: "E' molto più sicuro parlare su un blog che mettersi in prima linea: Internet è un fantastico mezzo per organizzarsi, ma funziona anche come mezzo di espressione, dà la possibilità di sfogarsi. E così ha eliminato l'urgenza". Nel frattempo, Al Gore - figura che più istituzionale non si può - vince il premio Nobel per la Pace. Cosa ne penserà la Klein?
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