lunedì 14 ottobre 2019

Gli zombi di Jarmush: parziale delusione


L'acclamazione - con tanto di standing ovation - di "I morti non muoiono" al recente festival di Cannes, diretto da Jim Jarmush, mi aveva caricato a molla in termini di aspettative, lo confesso. Amando l'horror, gli zombie e sapendo che nel film, tra le varie star, c'erano pure Tom Waits e Iggy Pop, non potevo esimermi dalla visione. Ieri pomeriggio, mollemente sdraiato sul divano, ho schiacciato il tasto play del mio lettore bluray...

Sicuramente un regista come Jarmush, lontano dal cinema "de paura" e dalla commedia in genere, può permettersi il lusso di girare un film che prende in giro gli abusati cliché del genere horror. Nessun problema... il problema è semmai il risultato! Citando George A. Romero, Jarmush innalza in maniera esplicita l’orda dei non-morti ad alter ego delle masse di consumatori senza cervello, toccando anche diverse tematiche potenzialmente interessanti (la distruzione ambientale, i pregiudizi razziali, gli orrori del capitalismo aziendale); purtroppo ciascun spunto viene trattata in modo breve e superficiale da non avere mai la possibilità di evolversi in qualcosa di concreto. La differenza è che il bersaglio della satira del ‘papà degli zombi’ erano l’apatia neo-liberista e il materialismo borghese. Se Romero metteva davanti al pubblico uno specchio e lo costringeva a riconoscere la propria parte di colpe nella corruzione della società occidentale, Jarmusch si rivolge spudoratamente ai suoi seguaci, ricorrendo agli zombi come controfigure delle orde narcisiste e conformiste che stanno irrimediabilmente contaminando il mondo moderno. Mentre i morti invadono l'immaginaria cittadina di Centerville (in stile fratelli Coen, il tipico paesino rurale dimenticato da Dio) vengono sospinti avanti dall’aspetto consumistico che maggiormente hanno amato in vita, dal vino chardonnay agli iPhone, dalle bibite Snapple alla cable tv free nei motel.

"I morti non muoiono" è pieno di riferimenti classici, da Alfred Hitchcock fino a Ed Wood e a Roger Corman... ma le citazioni che fanno la felicità dei cinefili non sono mai utilizzate in maniera interessante, apparendo invece una sorta di scorciatoia verso l’ennesimo riconoscimento di genialità per il suo regista (che infarcisce il cast di vecchi amici). Carino l'espediente dello sbuffo di polvere nera che sprizza dai colli mozzati degli zombi per evitare problemi con la censura... ma non basta. L'eterogeneo tris di poliziotti - Ronnie (Adam Driver), Cliff (un delizioso Bill Murray) e Mindy (Chloë Sevigny) - passano il loro tempo a occuparsi dei reclami di poco conto di un gruppetto di eterogenei concittadini come il becero trumpiano Farmer Miller (Steve Buscemi), il nerd Geek Bobby (Caleb Landry Jones) e l’eccentrico vagabondo che vive nei boschi Hermit Bob (Tom Waits), forse il personaggio più riuscito di tutti, vera e propria coscienza critica che osserva al binocolo le tristi miserie di noi piccoli umani. Poi c'è la bizzarra Zelda (Tilda Swinton) armata da spada samurai, una via di mezzo fra Michonne di "The Walkind Dead" e Black Mamba di "Kill Bill" e - come non citarlo - Iggy Pop, in una sorta di parodia della sua esibizione in "Coffee and Cigarettes" nel 2003, che da zombi si muove esattamente come è solito fare durante i suoi trascinanti live act.

Mah... speravo decisamente meglio.

2 commenti:

  1. Da uno come Jarmush mi aspetto molto di più. Anche il sottotesto (zombie/consumismo) è superscontato già visto e sentito. Giusto qualche gag ironica nel suo stile, ma per il resto poca roba.

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  2. Sono d'accordo, qualche trovata c'è ma è il film nella sua totalità a non decollare minimamente...

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