Qualche settimana fa, in una delle mie rubriche sul settimanale TUTTO, ipotizzavo l'organizzazione di un nuovo Live Aid, il juke box globale organizzato a suo tempo da Bob Geldof, in versione streaming, per raccogliere fondi contro la pandemia. La musica, in questo momento, è uno dei tanti settori che sono stati messi in ginocchio. Mentre gli appassionati (ma soprattutto i musicisti e gli operatori del settore) sperano in una ripresa verso l’estate... attualmente regna il silenzio. Niente club o pub, niente teatri o palasport, niente stadi o festival. Tutto chiuso, l’intero mondo della musica dal vivo si è fermato, un blocco generale dei concerti e delle esibizioni che causerà una perdita stimata pari ad un terzo del giro d’affari complessivo mondiale: 9 miliardi di dollari, degli oltre 27 miliardi che l’industria della musica live aveva generato nel 2019. Assomusica, l’associazione italiana degli organizzatori e produttori di spettacoli di musica dal vivo, ha reso noto che da noi, per ora, nel settore musicale è stata registrata una perdita di 10,5 milioni di euro. Il rischio è che molte delle società e dei promoter attivi soprattutto sui territori locali e regionali subiscano un rapido crollo. Ogni anno, per esempio, a Milano arrivano più di un milione di persone dalle altre regioni, mentre a Verona ogni anno arrivano 500mila spettatori, e così via nelle varie realtà. La gente ha voglia di distrarsi, per questo - proprio in questi giorni - si lanciano produzioni di nuovi artisti sui canali streaming... ma si tratta di palliativi. Quello dei concerti sarà un problema da affrontare al più presto, uno dei tanti.
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