Mikis Theodorakis, scomparso ieri a 96 anni, rispecchiava la Grecia stessa in tutte le sue sfaccettature. Ne esprimeva e ne trasfigura l'essenza profonda, l'anima che è poi l'anima stessa dell'Europa, l'essenza dell'Occidente. Perennemente in bilico tra passato e presente, tra identità e differenza, Theodorakis con la sua carriera musicale ha costruito senso e valori attraverso la poesia, attraverso la bellezza della sua opera. Nato nel 1925, in piena occupazione italo-tedesca (siamo nel 1943) si trova ad Atene dove inizia gli studi al conservatorio dell'Odeion, prendendo al contempo contatto con la Resistenza, cui è già legato da quando risiedeva a Tripoli di Arcadia, e per la quale combatte subendo arresti e torture. Ribelle nella guerra civile tra il 1946 e il 1949, conosce i campi di concentramento e la deportazione. Finalmente libero nel 1950 si diploma al Conservatorio dell'Odeion e comincia a scrivere musica, imponendosi come nuovo talento della musica greca. Nel 1953 il suo balletto sinfonico Carnaval viene messo in scena all'Opera di Roma. A Parigi, in seguito, comporrà pezzi sinfonici, musiche per balletto e per film, gira per Mosca e Londra, confrontandosi con la canzone popolare greca, la cui ricchezza musicale, accumulata attraverso una lunga e complessa tradizione, gli sembra straordinaria ma menomata da una deludente povertà dal punto di vista delle liriche. Per questo motivo si affianca ad un autentico poeta, Yannis Ritsos, suo compagno di prigionia a Macronissos. Da quel momento Theodorakis rappresenterà il vero rinnovamento della vita musicale, artistica e culturale della Grecia, un paese poverissimo uscito indenne da varie peripezie fra cui la sanguinosa guerra civile. Il suo lavoro più conosciuto rimane la colonna sonora del film Zorba il Greco, la cui musica meravigliosa lo innalzerà a perenne fama internazionale.
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