giovedì 9 gennaio 2020

In ricordo del "Quite One"


Per tutti (soprattutto per la stampa, amante tout cour delle etichette) George Harrison era il "quiet Beatles": un carattere schivo e riflessivo che lo portava a non sentirsi a suo agio tra le orde di fan urlanti che i Fab Four inevitabilmente attiravano. Il suo carattere e il modo di intendere la vita, progressivamente, lo indussero ad intraprendere un’intensa ricerca spirituale scoprendo in questo modo la religione, la cultura e la musica indiane. Con l'apprendimento della base tecnica per suonare il sitar, inserì suggestioni orientali nelle canzoni che compose con i Beatles oltre che, naturalmente, in quelle da solista. Tramite la sua musica cercò di avvicinare i suoi ascoltatori alla spiritualità. Nonostante la scomoda convivenza artistica con la coppia Lennon & McCartney, che tendevano ad escludere gli altri due membri del gruppo dalla composizione dei brani, il suo contributo fu assolutamente fondamentale, concretizzato in pochi ma splendidi brani, "While My Guitar Gently Weeps" su tutti. Anche grazie a lui la band si evolse dallo skiffle degli inizi al sound più articolato degli ultimi album. 


Sabato sera presso il Teatro Guanella di Milano (in Via Duprè 19) andrà in scena "Here Comes George" coi Ticket To Beat, band formata da musicisti di estrazioni eteronegee ma accomunati dall'amore verso i Beatles. Lo spettacolo rappresenta un appassionato tributo dedicato alla ricerca della religiosità nelle canzoni di George, presentato all'Harrison Day, tenutosi a Brescia lo scorso febbraio.

Sul palco:
Dario Volpi - chitarra ritmica e voe
Mauro Volonteiro - chitarra acustica e voce
Alberto Campesan - basso
Luigi Corvino - batteria e percussioni
Carlo Tansi - tastiere e voce
Roberto Cacciamali - chitarra slide


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