Si tratta di nove canzoni che raccontano piccole storie d’umore, tragiche o a lieto fine, scanzonate e un po’ canzonatorie, che fanno il verso alla grande tradizione del pop italiano. La band lo definisce di facile ascolto, buono per tutte le stagioni e tutti i palati ed anche molto social, a partire dalla copertina. Una sorta di "selfie sonoro" che ritrae al meglio la band palermitana degli Utveggi. Il loro nuovo album "Canzoni d'umore" prende affettuosamente in giro i luoghi comuni della musica pop di casa nostra, certamente "indie" a patto di non prendere sul serio l'etichetta e il mondo che simboleggia. Anticipato dal video di "Stupido Otello" (che neanche troppo velatamente) ironizza su "Stupido Hotel" del Blasco, Canzoni d'umore è stato realizzato da Luca Rinaudo allo Zeit Studio di Palermo, su etichetta Almendra Music.
Il nuovo album si ispira alla cultura pop con attenzione, senza affievolire l'intento satirico: "Abbiamo voluto attingere a piene mani da una tradizione tanto lunga quanto variegata e difficilmente inquadrabile. Per noi il “grande pop” italiano è sia quello con cui ci divertiamo a canzonare noi stessi, sia quello di artisti e band che la critica e il pubblico non etichetterebbero come “grandi”, né come prettamente “pop”. Il pop italiano che più ci ha ispirato e continua a ispirarci è quello che guarda a un “popolo” che non si riduce al consumatore distratto e narcotizzato dei prodotti della grande industria musicale. Il pop “grande” è quello che inventa anche il suo pubblico. Ed è quello che ci piacerebbe imparare a fare".
Insieme a Forsqueak e Mezz Gacano gli Utveggi rappresentano l'ala rock della factory palermitana che, accanto alle proposte modern-classical, accoglie anche le possibili varianti del rock di confine: un crocevia - quello degli Utveggi - tra prog, indie, punk, pop e demenziale, con una spregiudicata mescolanza anche di linguaggi come italiano, siciliano e pure giapponese!
Attivi dal 2012, gli Utveggi sono andati avanti a suon di concerti (anche in Giappone: guarda qui un bel documentario sulla loro esperienza nel 2015), aperture live per band importanti (Punkreas o i giapponesi PianojaC), apparizioni tv (memorabile quella ad Italia’s Got Talent nel 2017) e riconoscimenti prestigiosi (premio della critica “A Certain Regard” a Musicultura 2016). Si tratta di esperienze che il quintetto ha assimilato traducendole in una proposta musicale molto eterogenea e composita, ironica e frizzante, densa di riferimenti diversi.
Il nuovo album si ispira alla cultura pop con attenzione, senza affievolire l'intento satirico: "Abbiamo voluto attingere a piene mani da una tradizione tanto lunga quanto variegata e difficilmente inquadrabile. Per noi il “grande pop” italiano è sia quello con cui ci divertiamo a canzonare noi stessi, sia quello di artisti e band che la critica e il pubblico non etichetterebbero come “grandi”, né come prettamente “pop”. Il pop italiano che più ci ha ispirato e continua a ispirarci è quello che guarda a un “popolo” che non si riduce al consumatore distratto e narcotizzato dei prodotti della grande industria musicale. Il pop “grande” è quello che inventa anche il suo pubblico. Ed è quello che ci piacerebbe imparare a fare".
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