Questo è il testo del mio intervento, intitolato "Benedetta gomitata", contenuto nel libro "Casta Diva" di prossima pubblicazione, MAT Edizioni:
"In qualunque parte del mondo chi decide di vedere un film “spinto” lo fa senza problemi, senza crearsi particolari alibi o complessi di colpa. Nella nostra pittoresca italietta, invece, lo spettatore che sceglie la pellicola - spesso contraddistinta da titoli che nulla concedono al fraintendimento - dopo aver goduto lo spettacolo si sente improvvisamente investire dall’ira del virtuoso, condannando le oscenità poco prima apprezzate come vergognose.
E’ l’Italia delle escort di Stato, dei transessuali al rogo, delle nudità fintamente casuali e delle bestemmie nei reality; Moana, in questo desolante panorama, ha rappresentato e rappresenta un inedito ed ineguagliato giano bifronte della sensualità, tra innocenza e perversione, tra charme borghese e riconoscibilità popolare, tra inferno e paradiso, in un gioco di duplici identità che ancora oggi non perdono minimamente di fascino.
Il suo primissimo film hardcore dal titolo “Valentina, ragazza in calore“, risalente al 1981, nel quale era accreditata non con il suo nome ma come Linda Heveret, perché in quel periodo stava conducendo “Tip Tap Club”, un programma per bambini su Raidue. Nonostante lo pseudonimo lo scandalo venne comunque a galla, procurandole la cacciata dalla Rai, episodio che comunque le regalò anche una pubblicità non certo disprezzabile. Fu anche protagonista virtuale di un cartone animato, realizzato da Mario Verger, intitolato “Moanaland”, che coinvolse la Nostra anche nella regia, trasmesso a più riprese da “Blob” e nelle puntate monografiche a lei dedicate.
L’indicibilità del suo corpo, in seguito “santificato” dal post mortem, dalla burrosità delle prime apparizioni cinematografiche alla perfezione degli interventi chirurgici successivi… istigava non poco all’onanismo.
Un’icona che negli scatti di Gianfranco assume sembianza quasi warholiane, un personaggio che ha sedotto negli anni registi, fotografi, scrittori, politici, intellettuali, comici e - appunto - artisti come Mimmo Rotella, Milo Manara, Mario Schifano.
E’ il suo antidivismo a fare "scandalo" nel quale, per antonomasia, si deve saper coniugare un’estetica superficiale, corsara e un po’ barocca con un’etica disciplinata e assoluta, inquisitoria e per nulla liberatoria. Moana in lingua polinesiana significa “laddove il mare è più profondo”, un nome non comune che sicuramente ha inciso sulla sua vita di “pornostar”: atipica, intelligente e sensibile, contraddittoria non nel senso limitativo del termine ma testimone di un’inedita sessualità mista ad un forte anelito spirituale.
Le mie prime frequentazioni con Moana appartengono naturalmente all’esperienza di spettatore con film che “penetrano” fortemente nel mondo dell’home video. Alla fine degli anni ‘80, durante alcuni concerti di Elio E Le Storie Tese al Ciak di Milano, propongo al gruppo l’utilizzo di una audiocassetta con alcuni raccontini sexy allegata al settimanale di nudo soft “Blitz“, mentre in tv le sue apparizioni televisive regalano ai fans l’illusione di un futuro mediatico più libero e coraggioso.
Siamo nel 1988 in Ottobre (forse Novembre…) in una nota discoteca del centro, un lunedì sera particolarmente affollato dalla cosiddetta “bella gente” che si muove con difficoltà tra i tavoli, una Milano da bere e da guardare fatta di yuppies rampanti e di ninfette dalle gonne cortissime e dai tacchi imperiosi. La band ha appena terminato di proporre le solite cover e i primi dischi in vinile vengono miscelati dal resident dj. Io mi trovo in fondo alla sala, un locale non eccessivamente grande e strapieno, desideroso di raggiungere i mieie amici seduti nel privée… esattamente dalla parte opposta! Dapprima timidamente e poi sempre più deciso, comincio ad accennare qualche passetto di danza per farmi largo tra la folla, un muro umano compatto in cerca di stordimenti notturni di vario tipo. Ad un certo punto una gomitata nella schiena mi blocca per un attimo il respiro! Mi giro di colpo per vedere in faccia quell’imbecille che mi aveva assestato un colpo così efficace e mi trovo davanti Lei: Moana!!! In un abito bianco senza maniche ma accollatissimo mi sorride, la lettura del suo labiale mi propone una dolcissima richiesta di scuse. Io balbetto “Mo-Moana?”, lei non capisce e avvicina il suo orecchio alla mia bocca. In quei rari momenti dove ti senti investito da un inaspettato coraggio, le urlo che desidero offrirle qualcosa da bere e lei - sorpresa delle sorprese - accetta!
Dopo essermi presentato come collaboratore di una testata romana dedicata al cinema, parliamo per circa una trentina di minuti della settima arte e di libri, scoprendo con grande coinvolgimento la medesima passione per i “Racconti del mistero e dell’orrore” di Edgar Allan Poe; a quel tempo interagivo con l’organizzazione del Dylan Dog Horror Fest e la cosa non potè che farmi un gran piacere. Il tempo di accennarle un mio progetto editoriale dedicato al fetish che si sarebbe concretizzato parecchi anni dopo e ci salutiamo senza, naturalmente, nessun seguito… a parte l’incredulità dei miei amici che nel privée mi avevano ormai dato per disperso."
E’ l’Italia delle escort di Stato, dei transessuali al rogo, delle nudità fintamente casuali e delle bestemmie nei reality; Moana, in questo desolante panorama, ha rappresentato e rappresenta un inedito ed ineguagliato giano bifronte della sensualità, tra innocenza e perversione, tra charme borghese e riconoscibilità popolare, tra inferno e paradiso, in un gioco di duplici identità che ancora oggi non perdono minimamente di fascino.
Il suo primissimo film hardcore dal titolo “Valentina, ragazza in calore“, risalente al 1981, nel quale era accreditata non con il suo nome ma come Linda Heveret, perché in quel periodo stava conducendo “Tip Tap Club”, un programma per bambini su Raidue. Nonostante lo pseudonimo lo scandalo venne comunque a galla, procurandole la cacciata dalla Rai, episodio che comunque le regalò anche una pubblicità non certo disprezzabile. Fu anche protagonista virtuale di un cartone animato, realizzato da Mario Verger, intitolato “Moanaland”, che coinvolse la Nostra anche nella regia, trasmesso a più riprese da “Blob” e nelle puntate monografiche a lei dedicate.
L’indicibilità del suo corpo, in seguito “santificato” dal post mortem, dalla burrosità delle prime apparizioni cinematografiche alla perfezione degli interventi chirurgici successivi… istigava non poco all’onanismo.
Un’icona che negli scatti di Gianfranco assume sembianza quasi warholiane, un personaggio che ha sedotto negli anni registi, fotografi, scrittori, politici, intellettuali, comici e - appunto - artisti come Mimmo Rotella, Milo Manara, Mario Schifano.
E’ il suo antidivismo a fare "scandalo" nel quale, per antonomasia, si deve saper coniugare un’estetica superficiale, corsara e un po’ barocca con un’etica disciplinata e assoluta, inquisitoria e per nulla liberatoria. Moana in lingua polinesiana significa “laddove il mare è più profondo”, un nome non comune che sicuramente ha inciso sulla sua vita di “pornostar”: atipica, intelligente e sensibile, contraddittoria non nel senso limitativo del termine ma testimone di un’inedita sessualità mista ad un forte anelito spirituale.
Le mie prime frequentazioni con Moana appartengono naturalmente all’esperienza di spettatore con film che “penetrano” fortemente nel mondo dell’home video. Alla fine degli anni ‘80, durante alcuni concerti di Elio E Le Storie Tese al Ciak di Milano, propongo al gruppo l’utilizzo di una audiocassetta con alcuni raccontini sexy allegata al settimanale di nudo soft “Blitz“, mentre in tv le sue apparizioni televisive regalano ai fans l’illusione di un futuro mediatico più libero e coraggioso.
Siamo nel 1988 in Ottobre (forse Novembre…) in una nota discoteca del centro, un lunedì sera particolarmente affollato dalla cosiddetta “bella gente” che si muove con difficoltà tra i tavoli, una Milano da bere e da guardare fatta di yuppies rampanti e di ninfette dalle gonne cortissime e dai tacchi imperiosi. La band ha appena terminato di proporre le solite cover e i primi dischi in vinile vengono miscelati dal resident dj. Io mi trovo in fondo alla sala, un locale non eccessivamente grande e strapieno, desideroso di raggiungere i mieie amici seduti nel privée… esattamente dalla parte opposta! Dapprima timidamente e poi sempre più deciso, comincio ad accennare qualche passetto di danza per farmi largo tra la folla, un muro umano compatto in cerca di stordimenti notturni di vario tipo. Ad un certo punto una gomitata nella schiena mi blocca per un attimo il respiro! Mi giro di colpo per vedere in faccia quell’imbecille che mi aveva assestato un colpo così efficace e mi trovo davanti Lei: Moana!!! In un abito bianco senza maniche ma accollatissimo mi sorride, la lettura del suo labiale mi propone una dolcissima richiesta di scuse. Io balbetto “Mo-Moana?”, lei non capisce e avvicina il suo orecchio alla mia bocca. In quei rari momenti dove ti senti investito da un inaspettato coraggio, le urlo che desidero offrirle qualcosa da bere e lei - sorpresa delle sorprese - accetta!
Dopo essermi presentato come collaboratore di una testata romana dedicata al cinema, parliamo per circa una trentina di minuti della settima arte e di libri, scoprendo con grande coinvolgimento la medesima passione per i “Racconti del mistero e dell’orrore” di Edgar Allan Poe; a quel tempo interagivo con l’organizzazione del Dylan Dog Horror Fest e la cosa non potè che farmi un gran piacere. Il tempo di accennarle un mio progetto editoriale dedicato al fetish che si sarebbe concretizzato parecchi anni dopo e ci salutiamo senza, naturalmente, nessun seguito… a parte l’incredulità dei miei amici che nel privée mi avevano ormai dato per disperso."
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