lunedì 9 novembre 2020

Dietro front


Sono cresciuto coi film di 007 interpretati da Sean Connery, una passione (non l'unica...) trasmessami da mio padre, col quale ogni estate andavo a vedere i film tratti dai romanzi di Fleming al cinema al chiuso di Lavagna (GE): in quello all'aperto programmavano spesso film vietati - quasi sempre pecorecci all'italiana - dove riuscivamo ogni tanto ad entrare grazie alla magnanimità della maschera all'entrata che chiudeva un'occhio, permettendoci di sognare con i seni prosperosi della Fenech o col fondoschiena della Bouchet.

Non nego che la recente scomparsa di Connery ha rappresentato per me un enorme dispiacere, sia per la perdita di un grande attore ed anche per il definitivo, personale abbandono a quell'ultimo lembo vivente di adolescenza che era costituito dal suo passato da agente segreto cimenatografico. Orgogliosamente scozzese (e questo me lo faceva maggiormente amare), ha rappresentato senza dubbio uno dei miei idoli cinematografici in assoluto. 

 

C'è una scena di "Goldfinger", terza pellicola del canone bondiano, dove Connery, mentre fa l'amore con la Bond girl di turno Jill Masterson (interpretata da Shirley Eaton), ad un certo punto dice "Uhm, troppo calda..." e lei, vedendolo che prende la bottiglia di champagne mentre si alza, commenta: "Ah, parlavi della bottiglia... è necessario?". A quel punto l'agente con licenza di uccidere sentenzia "Figliola, ci sono delle cose che assolutamente non si fanno. Per esempio bere Dom Perignon del '53 a una temperatura superiore ai 4 gradi centigradi: sarebbe peggio che ascoltare i Beatles senza tappi nelle orecchie!".

Piccola nota a margine: il personaggio della Masterson è rimasto nella nella storia del cinema per la famosissima scena che la ritrae morta, distesa nuda sul letto, interamente ricoperta d'oro. 


Successivamente Connery si farà perdonare la battuta piuttosto infelice sui 4 di Liverpool, interpretando con la sua splendida voce una particolare versione recitata di "In My Life" (scritta dalla consueta coppia Lennon & McCartney, anche se - come al solito - sull'attribuzione dell'autoralità esistono tesi contrapposte), originariamente inserita nel loro album del 1965 "Rubber Soul".

In merito alle relazioni fra il mondo Beatles e James Bond, bisogna ricordare che la pellicola del 1973 "Vivi e lascia morire" (1973, con Roger Moore) presentava come tema principale il brano omonimo degli Wings di Paul McCartney, un momento clou anche nei concerti più recenti del Macca, con tanto di botti, razzi, tricche-tracche e mortaretti sul palco, come nel video che ho girato al Forum di Assago nel 2011:

Ah, a proposito... i numeri della targa della mia automobile sono 0, 0 e 7: un caso?!?

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