lunedì 8 marzo 2021

I Maneskin o dello pseudo rock made in talent


Gente come i Måneskin alcune volte anche dotati e non privi di talento, riflettono un'immagine falsata del rock, fastidiosa e disarmante, in un momento storico in cui la musica, quella attuale, soffre terribilmente. Solo le persone anziane, che sono cresciute ascoltando con la radio a valvole "Grazie dei fior, hanno il diritto di pensare "come sono moderni questi giovani d'oggi”, tutti gli altri no. 

Il rock - come l'uomo - deve puzzare di sudore, i Måneskin invece odorano di marketing lontano un miglio. Il rock, quello che si può fregiare a pieno titolo di questa etichetta, non scimmiotta, la sua urgenza non è mai plastificata. Altrimenti è un'altra cosa: una sua pallida immagine riflessa. La colpa, badate bene, non è di questi ragazzotti romani tagliati giù con l'accetta... ma dei giudici dei talent televisivi, marpioni che fingono una sindrome di Stendhal di fronte alla presunta portata rivoluzionaria della proposta artistica di turno, alimentando negli ascoltatori inesperti idee malsane di trovarsi di fronte ai nuovi Led Zeppelin... scusate, volevo dire Greta Van Fleet o simili.

Se sei davvero rock non hai bisogno di una vetrina come Sanremo perchè il tuo pubblico è diamentralmente opposto. Se sei davvero rock non puoi esultare per una vittoria di questo tipo, a Sanremo dovresti andarci giusto in estate in vacanza, per fare i bagni e mangiare il pealtro golosissimo brandacujun! No, non funziona così. Il rock si impone in maniera autonoma, non può essere organizzato da terzi, selezionato da gente come Amadeus. Anche perchè chi ti esalta oggi, domani troverà qualcun'altro da incensare, abbandonandoti senza indugio. E l'anziano di turno, che deve correre dal medico con la boccetta per l'esame delle urine, ti ha già bello che scordato!

Che si trattasse di un'edizione anomala era chiaro a tutti da tempo. Un'edizione, oltre che all'insegna dell'emergenza covid, è stata contraddistinta da una simbologia "fallica" da avaspettacolo di terz'ordine:  Fiorello che spinge il carrellino dei fiori "senza mani", la storia dell'ectocotile del polpo in uno dei suoi interventi sul palco dell'Ariston e la foto dei vincitori, con il loro cantante Damiano che stringe vigorosamente il suo "scettro".

D'altronde questa edizione ad minchiam era stata inaugurata dalla tradizionale copertina di Sorrisi, che presentava un inequivocabile presagio. Uno la guarda e per prima cosa vede Amadeus in ghingheri con le braccia spalancate, Noemi e Malika Ayane che quasi si copiano il vestito, Fedez abbracciato a Francesca Michielin, la mitica Oriettona e Bugo (finalmente senza Morgan!). Poi lo sguardo corre in basso, dove ci sono i ragazzi de Lo Stato Sociale. Ed è proprio lì che casca l’occhio malizioso. Appena sopra la scritta in giallo che campeggia, c’è la band bolognese de Lo Stato Sociale: uno dei componenti, Francesco "Checco" Draicchio, allunga vistosamente il braccio e piazza la mano sul pacco del collega Alberto Cazzola, che peraltro non fa un plissè. Un segno di buon auspicio o un gesto gay friendly?!? Probabilmente non lo sapremo mai.

P.S. - Facebook mi ha censurato questa foto dei Maneskin con le loro tutine nude look, che ho ripostato opportunamente pecettata...




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