giovedì 12 gennaio 2023

Ciao Jeff...


Ammetto di essere stato ultimamente piuttosto silente, sia per qualche problemuccio di salute ed anche per impegni di lavoro che mi hanno tenuto lontano da questa mia "creatura"... ma la notizia - purtroppo tristissima - che ho ricevuto stamattina meritava assolutamente una menzione.

Ci ha lasciati a 78 anni per una meningite batterica il grandissimo Jeff Beck, senza dubbio uno dei chitarristi rock più importanti della storia del rock, fondamentale per l'evoluzione moderna dello strumento a 6 corde, contribuendo alla definizione dello stesso in un'ampissimo campo di generi: blues, rock, fusion, hard e heavy. Un musicista per il quale l'appellativo "leggenda" non suona assolutamente sprecato, anzi...

Personalmente, nella sacra "triade" formata anche da Eric Clapton (che venne da lui rimpiazzato negli Yardbirds) e Jimmy Page... non ho mai avuto dubbi nel metterlo al primo posto! Il mio primo contatto con la sua musica fu attraverso il power trio Beck, Bogart & Appice, dei quali l’omonimo album (uscito nel 1973) contiene pezzi da novanta come la cover di Superstition di Stevie Wonder, opportunamente trasformata in una specie di... schiacciasassi! In carriera ha suonato un po' di tutto, cimentandosi anche con il funky e la fusion, acclamato dalla critica e dagli addetti ai lavori, tanto da portarsi a casa otto Grammy. 

L'ho visto solo una volta dal vivo (anche se possiedo parecchi dvd e cd dei suoi show), esattamente nel luglio 2001 all'Idroscalo, come "supporter" (si fa per dire...) di Sting. Un set tiratissimo e molto efficace che spero, prima o poi, di recuperare in versione audio da qualche collezionista. Magari dal leggendario Datman, sorta di Mike Millard di casa nostra...

Sempre "avanti", un artista costantemente animato dal sacro fuoco della sperimentazione. Basti pensare che nel lontano 1966 con i sopracitati Yardbirds, Jeff si distingueva già per il suo sound unico ed innovativo rispetto a tutti i chitarristi di quella generazione. Usi sapienti e già molto sviluppati dell’hammer on e del pull-off, alcuni accenni a una tecnica ibrida di tapping (molto prima di Van Halen, anche senza il medesimo virtuosismo...) e una rapidità del fraseggio difficile da riscontrare anche in chitarristi più recenti ed evoluti.

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