mercoledì 7 ottobre 2020

Ciao Eddie...


Se ne va anche Eddie Van Halen, vero funambolo della chitarra elettrica coi Van Halen, una vera leggenda per ogni appassionato di 6 corde e, più in generale, di rock, soprattutto per la sua straordinaria tecnica nel tapping, di grande impatto sulle generazioni successive di chitarristi, in particolare quelli appartenenti alla scena hard rock e heavy metal. Olandese di nascita ma naturalizzato a stelle & strisce, ha più volte dichiarato di aver imparato, all'età di 14 anni, quasi tutti gli assoli di Eric Clapton al tempo dei Cream; successivamente precisò di non essere mai riuscito a riprodurli con assoluta precisione e di averli pertanto modificati per adattarli al suo stile. In pochi sanno che, in "Ritorno al futuro", nella scena dove Marty McFly - travestito da marziano - fa indossare al padre un walkman minacciandolo di friggergli il cervello... quella sequenza di suoni distorti di chitarra era stata registrata proprio da Eddie! Lui, intervistato sull'argomento, ammise la cosa, liquidando quei suoni con un "just playing a bunch of noise"...

Un bel ricordo di Eddie l'ha da poco pubblicato un illustre collega sulla sua pagina Facebook; il grande Franco Mussida, ex PFM. Lo riposto volentieri qui perchè merita:
“Sono le sette e 30. In cucina per la solita colazione per due, impegnata nella lettura, trovo mia moglie con il giornale aperto. Le arrivo alle spalle.  In alto a destra la foto di una inconfondibile chitarra elettrica. Addio ad Edward Van Halen titola l’articolo. Sento una fitta dentro come mi accade sempre quando l’inaspettato bussa alla mia porta. In mente cominciano ad affollarsi pensieri e ricordi. Il primo risale ai primi anni 80. Con PFM mi esibivo al Piper di Roma in una serata assieme ai Van Halen.  Edward, prima della loro esibizione chiese in prestito il mio amplificatore, il suo era fermo in aeroporto. “Certo... volentieri” gli dico, sfoderando il mio inglese migliore. Poi gli mostro controlli e regolazioni di tono. “Don’t Worry everything will be fine…” risponde lui sorridendo e ringraziando.  Poi inserisce il cavo della sua chitarra dell’input, e con un gesto della mano destra da sinistra a destra sfiora tutte le rotelle, i potenziometri, e li mette tutti a 10, ovvero al massimo. Bassi, acuti, medi, pre amplificatore, tutto al massimo. Per un momento parte un fischio acuto, un larsen che però lui spegne subito allontanandosi dall’ampli. Rimasi ad ascoltare la sua funambolica performance. Ebbi l’impressione di avere a che fare con un campione di surf che gareggia tra le onde.  Perizia sì, ma soprattutto tanta, tanta goduria che sentivo trasparire in lui nel vivere quell’energia strabordante nel produrre sequenze di note tanto fitte da sembrare impossibili. Si divertiva tanto, e per questo faceva divertire e coinvolgeva con verità. L’ha raffinata lui per primo quella tecnica chiamata Tapping,  dalle dieci dita tutte operative sulla tastiera. Sono sempre state solo cinque.  C’è chi come Django Reinhardt ha innovato lo strumento in chiave Manouche utilizzandone solo tre, chi come Edward Van Halen che, forse per avvicinarsi alla dimensione violinistica, sulla tastiera di dita ne ha portate 10. Strumenti particolari come lo Stick forse non sarebbero mai apparsi se non ci fosse stato lui. E’ la storia degli innovatori. L’arte non è uno sport, ma a volte il paragone ci sta. Amo l’atletica: è il mio sport per eccellenza. Nel 1968  Dick Fosbury, vinse le olimpiadi di Città del Messico saltando in alto con uno stile nuovo da lui messo a punto, che poi prese il suo nome. L’asticella la superava guardando con gli occhi il cielo, non la terra.  Non sono mai stato un chitarrista metal. Forse troppo pigro per mettermi nelle mani quella sua funambolica tecnica. O forse perché l'espressività artistica prima che dalle mani parte da una visione, da un’immagine, non importa se fredda o calda, se di stampo intellettuale o emotivo. L’urgenza di chi vuole esprimere qualcosa, di chi ha qualcosa di nuovo e di utile da dire arriva da lì. Mi piace pensare che come fece Fosbury, Van Halen, con il suo volteggiane nella Musica, pur guardando con gli occhi la tastiera attento ad orientare con precisione i suoi gesti, mirasse in cuor suo a volare tra i suoni guardando il cielo.”

Durante un'intervista Johnny Carson, nel suo programma Tonight Show, chiese a Eddie cosa si provava ad essere il miglior chitarrista sulla faccia della terra; l'artista rispose: "Chiedilo a Steve Lukather!". Nel 1994 scrisse il riff di una canzone con i membri dei Black Sabbath Tony Martin, Tony Iommi e Geezer Butler, intitolata "Evil Eye", contenuta nell'album "Cross Purpose", ma non gli è mai stato accreditato a causa delle restrizioni della casa discografica.

Eddie appare in un cameo nel primo episodio della settima stagione della sit-com "Due uomini e mezzo" in cui, uscendo dal bagno, suona il riff principale del brano "As Is".

Chiudo con una nota di speranza: Eduarda a 5 anni suona "Jump" alla batteria! Il compito di mantenere vivo il ricordo di questa musica è dei bambini... sempre che abbiano a disposizione dei genitori illuminati!

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