lunedì 7 dicembre 2020

40 anni volati in un secondo, puff...


Era un freddo pomeriggio di dicembre mentre, al telegiornale, appresi la sconvolgente notizia: John Lennon era stato assassinato. Quando il custode del Dakota Building, un bel palazzo a due passi da Central Park, chiese a Mark David Champman "Lo sai che cosa hai fatto?", questi gli rispose "Sì, ho appena sparato a John Lennon". Quattro colpi alla schiena, davanti al portone del lussuoso palazzo in cui risiedeva, sulla 72ª strada, nell'Upper West Side di New York, 40 anni fa. Era l’8 dicembre 1980 e, raccontano le cronache di allora, mentre l'ex Beatles moriva tra le braccia della moglie, l'assassino non fuggì subito ma si mise a leggere "Il giovane Holden" di J. D. Salinger. La ricostruzione di quell'omicidio, una delle pagine più tristi della storia del rock, è stata oggetto di svariati film, libri e di infinite ipotesi di complotto, compresa quella che voleva come mandante addirittura la Cia, che avrebbe voluto giustiziare Lennon per le sue manifeste simpatie di sinistra e l'impegno antimilitarista contro la guerra del Vietnam. 


Dopo aver razionalizzato la cosa e fatto due telefonate ad amici che come me coltivavano il culto beatlesiano, presi il mio radio-registratore Philips e mi recai all'oratorio, con la seria intenzione di suonare per tutto il pomeriggio le canzoni di John. E così feci.

Lennon esce di casa, Chapman è già lì, gli stringe la mano e si fa autografare una copia dell'ultimo album uscito il mese prima, "Double Fantasy", scena immortalata dal fotografo Paul Goresh. 


Ma la missione di Chapman non è conclusa: il pazzo Roger attende Lennon sotto al palazzo per circa quattro ore. E alle 22:52, vedendolo rientrare insieme alla moglie Yoko, gli spara contro cinque colpi di pistola: quattro lo colpiscono alla schiena e uno lo trapassa all'altezza dell’aorta. Lennon viene portato al vicino Roosevelt Hospital e dichiarato morto alle 23:07.

   

Chapman si fa arrestare senza opporre resistenza. E si capisce quasi subito che, nonostante i complottisti, il suo è il mero gesto di un pazzo scatenato. Chapman viene accusato di omicidio di secondo grado (secondo la legge statunitenseUSA) e, dichiaratosi colpevole, viene condannato alla reclusione da un minimo di 20 anni al massimo dell’ergastolo. Nel 2000, scontato il minimo della pena, fa richiesta di scarcerazione sulla parola, che gli viene rifiutata. Da allora prova più volte a chiedere la libertà condizionata, senza successo. L'ultima, l'undicesima volta, questa estate. Ma ancora una volta gli viene negata, nel settembre scorso, dopo un'udienza tenutasi ad agosto, in cui Chapman, ha chiesto scusa per la prima volta a Yoko Ono: "Mi dispiace per il dolore che le ho causato. Ci penso sempre". Nel 2015, la vedova di Lennon - che ha contestato ciascuno dei tentativi di concedere la libertà condizionale a Chapman - dichiara ai media di vivere con la paura che l'uomo venga rilasciato: "L'ha fatto una volta, potrebbe farlo di nuovo, a qualcun altro. Potrei essere io, potrebbe essere Sean (suo figlio), potrebbe essere chiunque". 

Il rilascio di Chapman in libertà vigilata viene considerato "incompatibile con il benessere della società". Il dipartimento di correzione dello Stato di New York ha dichiarato di aver trovato inquietante l'affermazione di Chapman secondo cui "l'infamia ti porta gloria". Il consiglio ha anche sottolineato come "le azioni egoistiche di Chapman hanno rubato la possibilità ai futuri fan di sperimentare le parole di ispirazione che questo artista ha fornito a milioni di persone. Il suo atto violento ha causato devastazione non solo alla famiglia e agli ex membri della band ma al mondo". E come si può dare loro torto se proprio "Imagine" è stato uno dei brani più suonati anche dal movimento dei balconi durante il primo lockdown la scorsa primavera, a quattro decenni dalla morte di Lennon?!?

Nel 2010 a New York, Central Park

Ultima cosa: il disco che venne autografato da John a Champan. Lo scorso 23 novembre è stato messo all'asta dalla casa Goldin Auctions. Il 33 giri è corredato da certificato di autenticità e caratterizzato, oltre che dall’autografo del già Fab Four, da svariati segni sulla copertina lasciati dalla polizia che lo sequestrò come prova nell’ambito delle indagini sulla morte dell’artista. Secondo la ricostruzione fornita anche dalla Goldin Auctions, il vinile fu nascosta da Chapman in una fioriera nelle vicinanze del Dakota e rinvenuta solo dopo l’omicidio, per essere consegnata alla polizia ed essere acquisita come prova. Il disco fu venduto per la prima volta nel 1999 per la cifra di 150mila dollari: nel 2003 il cimelio passò di mano per l’ultima volta alla cifra di 850mila dollari. Successivamente la copia fu messa in vendita nel 2017 al prezzo di un milione e mezzo di dollari. 



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