giovedì 28 maggio 2020

Povero Fogagnolo...




Sesto San Giovanni: stamattina sono uscito a spostare la macchina causa lavaggio delle strade e sono passato per via Fogagnolo e il mio cervello ha cominciato a pensare a questo post. Nel ricco minestrone anni '70 del prog rock di casa nostra erano contenuti gli ingredienti più diversi. Per esempio... la triade romantica costituita da PFM, Banco del Mutuo Soccorso e Le Orme, il jazz-rock del Perigeo, Arti & Mestieri e Napoli Centrale, gli sperimentatori Area, Franco Battiato e Opus Avantra, i cantautori a cavallo fra lo spirituale e lo psichedelico come l'indimenticabile Claudio Rocchi e Alan Sorrenti degli esordi, senza dimenticare chi guardava all'hard rock come il Rovescio Della Medaglia o i classicheggianti New Trolls, Tito Schipa Jr. e via di questo passo. Uno scenario meravigliosamente variopinto, dove sarebbe scorretto non citare altre meraviglie come i Pierrot Lunaire di Arturo Stalteri, la Formula 3 con la pregevole chitarra di Alberto Radius, i meravigliosi Osanna, i Trip, il Balletto di Bronzo e i Delirium con Ivano Fossati. Mi rendo conto che quellli da me citati rappresentano solo una minima parte della miriade di realtà multiformi, le tappe di un percorso tortuoso e zigzagante che comprendeva tutto e il contrario di tutto, situazioni musicali diversissime tra loro ma accomunate dall’etichetta "prog". 

A Milano c'erano, oltre ai magnifici e già citati Area di Demetrio Stratos, anche gli Stormy Six con la punta di dimanate del loro quarto album “Un biglietto del tram” (1975), pubblicato dalla cooperativa “L’Orchestra” fondata dagli stessi Stormy Six, un lavoro prevalentemente acustico con strumenti a plettro (chitarre, mandole, mandolini e balalajke varie) oltre a basso e batteria per completare il sestetto definitivo, mentre le canzoni... (e qui sta la curiosità vera) suonavano quanto di più lontano dal progressive italiano di quegli anni. Brani militanti di lotta e battaglia, inni dal retrogusto popolare e dal cantato molto più vicino a quello folk della canzone partigiana un po’ rétro, che alle suite immaginifiche e lunghissime di moda in quel periodo. La bellissima title track (oltre al brano portante "Stalingrado", in cui si celebra la famosa vittoria dell’Armata Rossa contro i nazisti) conclude l'album con un valzerino un po' storto che ricorda e denuncia la tortura e la morte di un partigiano, Umberto Fogagnolo, trucidato a Milano nel 1944 insieme ad altri quattordici antifascisti in quella tristemente conosciuta come la strage di Piazzale Loreto.


Canzoni di lotta, dure, asciutte e senza fronzoli, in completa antitesi col prog dell’epoca. Dopo “Un Biglietto Del Tram” e un’altra manciata di album la stagione politico-musicale della band continuerà inserendosi a pieno titolo nell’associazione “Rock In Opposition”, insieme a formazioni di gran pregio come gli Henry Cow (dall'Inghilterra), i belgi Univers Zero e i francesi Etron Fou Leloublan, un manipolo di scintillanti menti provenienti da varie parti d'Europa per perseguire il progetto di una musica alternativa, di lotta e denuncia. Loro un'Europa unita sotto una bandiera di qualità erano riusciti in qualche modo a crearla, noi no.

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