mercoledì 26 giugno 2019

Il massacro di Woodstock


Potenzialmente una ghiotta occasione per parlare in prima serata di temi importanti e per trasmettere (cosa che accade raramente) musica di grandissimo livello e di fondamentale rilevanza storica. Una bella occasione... totalmente fallita. A cominciare dall'audience: solo 350.000 persone, con il 2,4 di share. Una Caporetto. Tutto sbagliato, tutto da rifare - fra altri 50 anni magari - a partire dalla conduzione di Rita Pavone, la nostra "rocker sovranista", la stessa che aveva definito Greta “una bambola horror” e aveva intimato ai Pearl Jam che chiedevano all’Italia porti aperti di farsi i fatti propri. Ma perché proprio lei? Non andava bene un sempre elegante Carlo "Mister Fantasy" MassariniRenzo Arbore o la rodata coppia giornalistico-radiofonica Gino Castaldo & Ernesto Assante?!? Circondata da inutili ragazzotti abbigliati come in una versione parrocchiale del musical "Hair", la Pavone fa a pezzi alcuni classici come "I Put A Spell On You", firmata nel 1956 da da Screamin’ Jay Hawkins nel 1956, portata al successo principalmente da Nina Simone ed incisa anche dai Creedence Clearwater Revival e da loro eseguita durante la mitica 3 giorni. O permettendosi urletti e mossette davvero fuori luogo nell'altrettanto iconica "My Generation" dei The Who, cercando anche di fare il verso - male - a Janis Joplin.  Niente di buona neanche dagli ospiti musicali come Raphael Gualazzi e Karima. Donovan è ormai una sorta di "sacra sindone"... ma almeno la sua presenza non risulta fuori luogo. Mioddio... che insopportabile schifo!

La Pavone e Donovan parlano di... cura dei capelli!
Niente Vietnam, niente droghe... solo un florilegio di rassicurante e politicamente corretto "peace and love". Certo... vedere su Rai 2 a quell'ora Arlo Guthrie, Richie Havens, Tim Hardin, Alvin Lee, i Mountain o la beatlesiana "Blackbird" di Crosby, Stills & Nash è un'emozione davvero unica e piuttosto straniante. Con la meraviglia delle immagini tratte dal film originale si poteva mettere in piedi uno speciale in cui persino gli under 70 si sarebbero divertiti. Invece... il nulla cosmico. Più che un concerto... un silenzio assordante. 

Lo show avrebbe potuto chiudersi con Jimi e la sua chitarra che strupra l'inno americano, esplicita metafora contro la guerra... ed invece arriva Mario Biondi con un'inopportuna versione di "Eleanor Rigby". La Pavone chiosa la trasmissione dicendo che da soli non si possono cambiare le cose... ma in sua compagnia - aggiungo io - ancora meno. Dopo oltre tre ore arriva la sigla finale e la pubblicità, che stavolta sembra anche quasi bella...

Se sei un masochista... riguarda tutta la trasmissione qui!

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