lunedì 24 febbraio 2020

Ceneri per il vinile


C'è chi dice di fumarsele a mo' di calumet della pace... e chi invece pensa di utilizzarle per farsi un vinile personalizzato in copia unica. Sto parlando delle ceneri di un proprio "caro estinto". Il loro spargimento è un rituale entrato a far parte dell’iconografia cinematografica da diverso tempo. Mi viene in mente il grottesco addio a Donny (uno splendido Steve Buscemi) ne "Il grande Lebowsky" che ci insegna a guardare sempre da che parte spira il vento, prima del fatidico lancio. Ma anche quello, decisamente più commovente, a Francesca (Meryl Streep) dal ponte coperto a Madison County. Si può comunque optare per l’urna in bella vista in salotto o per il più tradizionale loculo al cimitero. Su una cosa non ci sono dubbi: i musicofili incalliti come Barry (Jack Black) e Rob (John Cusack) di "Alta fedeltà" (leggete prima il libro e poi guardate il film, se non l'avete ancora fatto) si innamoreranno di... And Vinyly. 

Volete sapere di cosa si tratta? Semplice... un servizio che permette di far pressare le proprie ceneri – o quelle dei cari estinti – su vinili in grado di suonare canzoni ma anche voci e messaggi, idea partorita dalla mente musicofila di Jason Leach, musicista inglese 49enne. «Sono sempre stato appassionato di musica e ho fatto dischi per parecchio tempo. Più o meno dieci anni fa ho cominciato a pensare che forse un giorno, ehm, morirò anch’io. Non avevo mai considerato a fondo la cosa, poi mia madre ha trovato un lavoro alle pompe funebri e ha cominciato a raccontarmi anche di decessi di persone della mia età. È stato in quel momento che mi sono chiesto che cosa ne sarebbe stato di me dopo la mia dipartita. Sempre in quel periodo, ho visto in tv Johnny Depp che raccontava le ultime volontà dell’amico Hunter Thompson (che aveva chiesto che le sue ceneri venissero sparate con un cannone nel cielo del Colorado) ed ho immediatamente pensato: io voglio finire in un disco!». 

Un desiderio che Jason poi ha cercato di trasformare in realtà: «Inizialmente, non c’era alcuna idea di business, soltanto un’esigenza personale: volevo poter mettere questa richiesta nel mio testamento. Un po’ per gioco ho messo in piedi un sito internet e l’unico modo per considerare la morte senza cadere nel macabro mi è sembrato scherzarci sopra. Come logo avevo la triste mietitrice con la puntina del giradischi al posto della lama della falce. Praticamente da subito mi hanno contattato tantissime persone che volevano fare questa cosa. Da lì mi sono reso conto che avrei dovuto mettere in piedi qualcosa di serio. Non ero partito con l’idea di farne un lavoro ma è stato inevitabile che lo diventasse.» C’è da dire che normalmente, ehm, la polvere è l’incubo di chi ascolta i vinili... ma anche di chi li produce. Si rischia che la resa audio venga compromessa. «Se vuoi mettere delle ceneri in un disco, ma vuoi anche che il disco suoni, devi fare le cose per bene. Ho sperimentato con diversi materiali per vedere con quale avrebbe potuto funzionare. Volevo fare in modo che le ceneri fossero visibili e che il disco si potesse ascoltare. Servono delle presse particolari, molto rare, e bisogna dosare attentamente il quantitativo di ceneri da inserire. Con quelle di una sola persona si possono fare anche centinaia di dischi: dobbiamo usarne pochissime. Quelle che rimangono ovviamente le restituiamo, si possono tenere nell’urna oppure spargere. In qualche modo, le ceneri condizionano il tipo di suono. Nello spazio tra una traccia e l’altra, per esempio, c’è caso che si sentano più fruscii e crepitii del solito: mi piace pensare che quello sia il suono della persona che è nel disco. Proprio per questo motivo, spesso suggerisco di lasciare una traccia libera, così nel silenzio si può percepire il suono chi è scomparso».

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