“Non temo Berlusconi in sé, temo Berlusconi in me” è un aforisma attribuito al grande Giorgio Gaber. E aveva ragione, sacrosanta ragione, al punto che lo stesso Silvio "Papi" Berlusconi - chi lo avrebbe mai immaginato - è in qualche modo rimasto intrappolato da quel se stesso che è in lui, vittima illustre del suo stesso berlusconismo. Sultano, pigmalione, satrapo... quello che volete ma il termine più azzeccato per le schifezze che andiamo leggendo sui giornali è "puttanicizia", termine usato da Giuseppe Gioacchino Belli (rilanciata in seguito da Carlo Emilio Gadda) per significare impudicizia, efficace fusione tra puttanità (licenziosità, lascivia, per Pietro l’Aretino) e pudicizia. Possiamo tranquillamente affermare, senza offendere nessuno, che la "puttanicizia" è il profilo di quelle "Signore" che si mettono in coda per varcare la soglia di certi palazzi. Non soltanto le illustre dimore di Palazzo Grazioli o di Villa Certosa ma, da che mondo è mondo, di tutti i palazzi del potere: civile, giudiziario, militare e anche religioso.
Queste storie però sono anche storie di "puttanizia", altro termine creativo che l'indimenticato Ennio Flaiano usava per indicare un’azione ignobile, una nefandezza, una nequizia. E su questo punto c’è solo l’imbarazzo della scelta per stabilire chi ne abbia fatte...
1 commento:
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