(Nella foto il sottoscritto al centro - poteva essere altrimenti? - contornato da alcuni collezionisti stravaganti: dalla coppia gallese che raccoglie ogni cosa dedicata allo gnomo Noddy al collezionista ucraino di scarpe (praticamente un "fratello fetish"!), dalla tizia americana con la passione per i View Master al tizio inglese che raccoglie oggetti di qualsiasi tipo purchè rossi)
Francobolli, soldatini, bottiglie mignon ma anche cd e vinili. Collezioni banali? No, assolutamente! Non è per niente banale corteggiare un certo disco con tutte le tue energie, fare un viaggio alla ricerca del vinile in quel dato negozio di quella città, andare a caccia per ore su Google dell'informazione che ti permette di trovare il sito di e-commerce dove lo vendono in versione mint. In tedesco le persone che non risparmiano sacrifici per ottenere quanto desiderano si chiamano liebhaber, amatori. Allora io sono sicuramente un amatore! E c'è pure un libro, "Sex Collectors", scritto dall'inglese Geoff Nicholson che sostiene una tesi interessante: ogni collezione ha a che fare con il sesso! Attraverso una serie di interviste a collezionisti Nicholson sostiene che sia connessa direttamente alla sfera sessuale l'attività di comprare, vendere, scambiare, catalogare, accumulare qualsiasi cosa, dai libri ai pupazzetti, dalle bottigliette di alcolici ai dischi. È una teoria psicoanalitica a spiegarlo: raccogliere oggetti, come fanno ben sette milioni di italiani, è un'espressione della fase anale, chiamata in causa quando si parla di controllo e di conservazione, perché nel bambino coincide con la prima esperienza di dominio dello sfintere.
Sigmund Freud - che quando si parla di sesso non si sbaglia mai a citare - doveva sapere bene come la sua passione di catalogare reperti archeologici (ne possedeva circa duemila) appagasse piaceri erotici dell'infanzia: collezionare, in fondo, è creare un piccolo mondo dove esercitare una padronanza e una gestione totali. Questa però è solo una delle svariate interpretazioni del fenomeno. Che talvolta è la storia di una passione trasformatasi in ossessione. Al contrario, il collezionista è un abile conservatore, che dedica alla sua serie cure amorevoli. All'inizio è un semplice hobby. Poi può trasformarsi in un'ossessione. La spinta interiore aumenta, si desiderano tutte le varianti possibili di quel determinato oggetto: siamo ormai in fase completista! Gli acquisti si susseguono, accompagnati da sentimenti contrastanti. C'è piacere ogni volta che ci si impadronisce di un nuovo elemento. Ma subito arriva l'ansia di fronte alla consapevolezza che, anche se la collezione cresce, sono più i pezzi che mancano di quelli presenti. Tutto bene fino a che si spende il superfluo, ma che accade quando si pesca dalle risorse necessarie alla sussistenza? A volte ci si può davvero rovinare la vita
È come per il gioco d'azzardo. C'è chi stabilisce di puntare non oltre una certa cifra e, persa quella, si ferma senza problemi. Ma per altre persone, più fragili e predisposte a diverse forme di dipendenza, un tale autocontrollo è impossibile. Bisogna poi guardare all'impiego di tempo e di energie: un hobby assorbe in modo piacevole il tempo libero. Ma cosa succede quando si passano ore e ore su Internet per contattare altri collezionisti di tutto il mondo o quando non si può perdere un mercatino neppure il giorno della cresima del proprio figlio? Siamo nella patologia, ovvero quando si scivola verso un'ossessione che invade tutto, che porta a trascurare lavoro e affetti, ad abbandonare ogni altro interesse per mettersi in cerca di un oggetto ritenuto imperdibile, è evidente. Esiste poi il problema dello spazio. Le raccolte occupano posto in casa e talvolta interferiscono con la vita quotidiana dei suoi abitanti.
È stato recentemente classificato un nuovo disturbo del comportamento, l'hoarding collective behaviour (si può tradurre con comportamento di accumulo collezionismo). Chi ne soffre non può buttare via nemmeno un numero di un giornale: negli anni, al ritmo di una copia al giorno, si trova la casa invasa! L'ultima volta che ho traslocato ho dovuto buttarne via a pacchi ed è stato davvero doloroso, credetemi...
Questo bisogno compulsivo può portare anche a comportamenti antisociali. Qualcuno arriva persino a rubare per arricchire la propria collezione. Personalmente, durante le convention di Vinilmania ho assistito a svariati furtarelli di cd dai banchetti...
In definitiva, è possibile guarire dall' ossessione dell'accumulo? Quando è la collezione a possedere l'uomo e non viceversa, una terapia è possibile, a patto che sia la persona stessa a voler guarire...ma il rock'n'roll è quasi sempre il più forte, siamo condannati a bruciare all'inferno!
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